lunedì 22 aprile 2013

Dalla scuola: due maestre donano al loro istituto 100mila euro vinti al telequiz

Due maestre vincono centomila euro a un telequiz e le donano alla loro scuola privata.
In un mondo sempre più sottosopra, dove si sente un premio Nobel per la pace parlare di adeguamento delle bombe atomiche per il lancio dai caccia, anzichè di loro smantellamento, dove l'unica speranza di rinascita è affidata a un "giovanotto" di 88 anni, c'è spazio anche per un raggio di speranza. E per una volta lasciamo da parte le ciniche considerazioni sull'abilità imprenditoriale e sull'astuzia femminile delle due maestre. E' il pensiero che conta. La loro vicenda insegna che, malgrado tante difficoltà e tanto bruttume imperante ovunque, le ragioni di speranza non mancano. Se si ha il coraggio di non perdere la fantasia, di seguire l'istinto e il cuore, la bellezza torna a illuminare il nostro cammino.  


Da "La Stampa del 20/04/2013" 

FRANCO GIUBILEI 


Come una favola televisiva a lieto fine: le maestre avevano bisogno di centomila euro per la loro scuola e la somma gli è cascata dal cielo sotto forma di vincita a un telequiz. 
Monica Frasca, 36 anni, da dieci insegna alla Toddlers di Sassuolo, una struttura privata per quaranta famiglie, nido e materna per bimbi da uno a cinque anni dove i piccoli studiano in inglese. E’ stata lei ad avere l’idea un po’ pazza di iscriversi a un gioco a premi con l’obiettivo di mettere insieme la somma necessaria per trasferirsi in una sede nuova, dopo che le banche si erano rifiutate di finanziare l’operazione con un mutuo. «L’ispirazione mi è venuta quando una mamma della nostra scuola mi ha detto che aveva vinto l’affitto di casa per un anno andando a un programma tv – racconta la maestra, che ha una figlia di 8 anni e un compagno -. Ho pensato: se è andata bene a lei allora voglio provarci anch’io. E senza dire niente ad Alessandra (Alessandra Niemann, la collega con cui poi ha partecipato al telequiz, ndr) la sera stessa ho mandato una mail a “Money Drop”, il quiz di Gerry Scotti, dopo che avevo visto l’indirizzo in video al termine della puntata». 

Quando la Endemol, la società di produzione, ha chiamato la scuola per convocare le due donne per un provino, ha risposto Alessandra, 36 anni, sposata con due figli di 8 e 11 anni, ed è caduta dalle nuvole: «Ho risposto che ero occupata coi bimbi e che richiamassero più tardi… Il fatto è che non ne sapevo niente, a me una cosa del genere non sarebbe neanche venuta in mente. Monica lì per lì mi ha guardato malissimo, mi ha anche fatto sentire un po’ in colpa». Passa qualche mese e la Endemol si rifà viva: «Stavolta abbiamo accettato subito l’invito – prosegue Alessandra -, abbiamo fatto il provino a Milano e abbiamo trovato tanta gente nello studio, gli aspiranti concorrenti erano numerosissimi».

Ai selezionatori la resa telegenica e la spigliatezza delle due maestre dev’essere piaciuta, perché la scorsa settimana Monica e Alessandra sono state invitate per la registrazione della puntata di Money Drop andata poi in onda lunedì scorso. Emozionate? Neanche tanto, a sentire Alessandra: «L’abbiamo presa molto come un gioco, non ci siamo fatte tanti problemi. Qualche risposta l’abbiamo azzeccata per fortuna, qualcuna la sapevamo, c’eravamo preparate genericamente su temi di cultura generale». 

Col passare delle domande la posta si è alzata, secondo il meccanismo classico di ogni telegioco dai tempi remoti di Rischiatutto, finché le due concorrenti non si sono ritrovate con le gambe che tremavano davanti al faccione bonario di Jerry Scotti che poneva il domandone finale: «E’ nata prima Sofia Loren o Gina Lollobrigida?». Alessandra: «In realtà non lo sapevamo, ma qualche settimana fa avevamo visto immagini della Loren e ci ha soccorso un po’ d’intuito». Intuito e malizia femminile, spiega Monica: «Abbiamo pensato che fosse una domanda trabocchetto, perché la Loren sembra più giovane grazie ai lifting, mentre la Lollobrigida non sembra abbia fatto ricorso a rimedi del genere». 

La scelta vincente è caduta sulla Lollo e le due si sono portate a casa i centomila euro, che saranno versati nel giro di sei-sette mesi in gettoni d’oro. «Così riusciremo a pagare i lavori per la nuova scuola a Formigine, sempre nel Modenese», esultano le maestre. Quanto alla reazione delle famiglie rispettive, qualche differenza c’è stata: «Mio marito mi ha detto che con tutta la fatica che abbiamo fatto a mandare avanti la scuola in questi anni ho fatto proprio bene», riferisce Alessandra. «Il mio fidanzato, prima del gioco, mi aveva assicurato che se vincevo mi sposava – dice Monica ridendo -: Ora ha detto che visto che voglio dare tutto alla scuola non mi sposa più, ma ovviamente sta scherzando».

venerdì 19 aprile 2013

Fonti originali: "Teach him if you can that 10 cents earned is of far more value than a dollar found"

E' doveroso valorizzare le fonti originali, soprattutto ora che il web lo rende più semplice e possibile, in una scuola in cui è sempre maggiore la presenza di ragazzi "italiani di adozione", per avere una società sempre più multiculturale. Per questo ripropongo qui la versione in lingua originale dei suggerimenti costruttivi rivolti da Abraham Lincoln al professore di suo figlio. Le differenze in termini di spirito del messaggio sono contenute, ma la musicalità è diversa, forse perchè, come dice qualcuno, se l'italiano è una lingua scritta l'inglese è una lingua parlata.  

“My son starts school today. It is all going to be strange and new to him for a while and I wish you would treat him gently. It is an adventure that might take him across continents. All adventures that probably include wars, tragedy and sorrow. To live this life will require faith, love and courage.


So dear Teacher, will you please take him by his hand and teach him things he will have to know, teaching him - but gently, if you can. Teach him that for every enemy, there is a friend. He will have to know that all men are not just, that all men are not true. But teach him also that for every scoundrel there is a hero, that for every crooked politician, there is a dedicated leader.

Teach him if you can that 10 cents earned is of far more value than a dollar found. In school, teacher, it is far more honorable to fail than to cheat. Teach him to learn how to gracefully lose, and enjoy winning when he does win.

Teach him to be gentle with people, tough with tough people. Steer him away from envy if you can and teach him the secret of quiet laughter. Teach him if you can - how to laugh when he is sad, teach him there is no shame in tears. Teach him there can be glory in failure and despair in success. Teach him to scoff at cynics.

Teach him if you can the wonders of books, but also give time to ponder the extreme mystery of birds in the sky, bees in the sun and flowers on a green hill. Teach him to have faith in his own ideas, even if every one tell him they are wrong.

Try to give my son the strength not to follow the crowd when everyone else is doing it. Teach him to listen to every one, but teach him also to filters all that he hears on a screen of truth and take only the good that comes through.

Teach him to sell his talents and brains to the highest bidder but never to put a price tag on his heart and soul. Let him have the courage to be impatient, let him have the patient to be brave. Teach him to have sublime faith in himself, because then he will always have sublime faith in mankind, in God.

This is the order, teacher but see what best you can do. He is such a nice little boy and he is my son".




Dalle famiglie: "Prof gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee"

Ricevo e pubblico volentieri quest'esortazione rivolto all'insegnante di suo figlio da uno dei più grandi uomini politici occidentali che all'epoca era un illustre avvocato semi-sconosciuto alle masse. Onestamente non so quanti insegnanti, oggi, se ricevessero una simile lettera da un genitore direbbero qualcosa di diverso dal: "ma chi si crede di essere questo qui per insegnarmi il mestiere ?". Eppure, alcuni di questi passaggi rappresentano le stelle polari della buona formazione.

"Caro Professore, 

Dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri. Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe; che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso. Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico, cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce, e gli insegni il segreto di una risata discreta. Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti. Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri. Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare…


Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando… Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi. Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore…

Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini, ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso. Gli insegni, se può, come ridere quando è triste. Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime. Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza. Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima. Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.

Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio. Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente. Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso. Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso, perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.

So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare… E’ un così caro ragazzo, mio figlio!."



Abraham Lincoln

mercoledì 17 aprile 2013

Formazione: sfide contemporanee facebook a scuola.

Una delle sfide che la società pone al mondo della formazione è quella riguardante l'uso della tecnologia e dei suoi derivati, ovvero i programmi più utilizzati dagli studenti. Sono molti i dibattiti che si rincorrono sulla scuola 2.0, sull'uso del computer, di google, di wikipedia, sui libri digitali da cui emerge chiaramente che il mondo della docenza, al di là delle storiche e inevitabili divisioni che lo contraddistinguono ovunque, è in chiaro affanno. Il tutto mentre nel mondo, senza la rete, si rischia di rimanere fermi al palo. Basta guardare l'immagine a fianco per capire la portata del web nella vita quotidiana. 

Internet, infatti, sta scavando un vero e proprio fossato fra le generazioni. Ma la cosa paradossale è che questo divario rischia di essere tanto maggiore non fra nonni e nipoti, ma fra la generazione degli insegnanti/genitori e quella degli allievi. Questi ultimi infatti se sono disposti a riconoscere ai nonni un comprensibile ritardo compensato da abilità diverse (almeno il nonno l'orto lo sa fare o un mobile o un interruttore della luce lo sa riparare), non sono altrettanto benevoli verso genitori e insegnanti che hanno il torto, ai loro occhi, di far parte della generazione che ha ideato l'evoluzione del pc attraverso i social network ma che li usa, spesso, con meno padronanza di loro. 

Non sono infrequenti, infatti, i casi di genitori/docenti che di fronte a parole come "tag", "2.0", "twitter" e le loro declinazione italiote dall'inglese ("flaggare"; "downlodare"; "briffare"; "caricare sul tubo (youtube)) vanno nel pallone, mentre il mondo del lavoro, as usual, procede a velocità doppia o tripla rispetto alle attrezzature scolastiche. 

Personalmente l'idea di usare facebook a scuola mi fa venire quasi l'orticaria. Al tempo stesso, nel momento attuale di evoluzione della società, non ci si può nascondere che se si vuole intercettare l'utenza e motivarla ad apprendere, divertendosi, bisogna andarla a intercettare là dove si trova. Oggi facebook, twitter, whatssap, youtube sono delle vere e proprie "discoteche digitali" di cui i docenti devono riuscire a diventare i disc jokey, i dj, per far ascoltare la "musica giusta", quella che magari non piace a pelle agli studenti ma che è comunque più facile da intendere. 

Perchè, a volte, il mezzo conta quasi più del messaggio che si vuole dare. 

giovedì 11 aprile 2013

Vita di classe. Le interruzioni sataniche: "Prof ma lei è..."

rapida rassegna di alcune delle domande più spiazzanti
che si possono sentire durante una lezione


Sono i momenti più particolari delle lezioni. I ragazzi si divertono a provocare quasi di continuo, soprattutto in un contesto come quello del "mondo professionale" dove ci sono meno freni "sociali" rispetto ad altre realtà. Del resto lo facevamo anche noi, adolescenti dell'altro ieri. L'importante è gestire queste che sono autentiche sfide "all'OK corral" da cui non ci si può permettere di uscire sconfitti. L'importante è non ignorarle perchè sono le spie dell'attenzione della classe.

"Posso rispondere al cellulare ? E' mia madre"... (Mai una volta che sia il padre...)
"Posso andare in bagno ?" (ripetuto rigorosamente ogni tre minuti)
"Posso fumare la sigaretta elettronica ? E' solo vapore". (Nel cartello "divieto di fumare" è implicito anche "il qualsiasi cosa")
"Prof ma lo sa che sta "pezzando"?" (riferito all'alone di sudore che appare sulle camicie). (Ti capiterà, quando lavorerai, ovvero la prossima volta che ti interrogo).
"Scusi ma lei porta sempre le camicie ?" (Sì)
"Minchia prof, ma perchè i suoi pantaloni fanno o hanno la piega ?". (Ci son quelli a vita bassa e quelli fatti così. E' la moda)
"Scusi, ma chi glielo fa fare ?" (capitolo a parte)
"Prof, ma lei non stacca mai ?" (a fine lezione/aiutami tu: che ne pensi di ciò che facciamo ?)
"Ma non le danno fastidio gli occhiali ?"
"Prof ma lei va mai a "donne" ?" (fatti miei)
"Ma lei è cristiano o musulmano ?" (vedi sopra)
"Prof lei è torinese ?" (sono lavoratore, a te questo deve importare)

Non c'è IL modo giusto in assoluto, c'è quello (autorevole, autoritario, carismatico, semplice) che funziona ed è diverso ogni volta, da ragazzo a classe.
L'importante è ricordarsi sempre chi è che deve condurre la partita.

lunedì 8 aprile 2013

"Ma prof chi glielo fa fare ?"...(anche) colleghi così...


I matti non viaggiano mai da soli, i sognatori nemmeno, solo i geni rischiano di passare per incompresi (a volte anche per demerito loro). Per questo quando ho letto il "Buongiorno" di Gramellini in cui parlava dei volontari del Museo di Mandrascalica di Cefalù ho ripensato a una vicenda simile, capitata con un collega anni fa e di cui sono stato araldo per "Specchio dei tempi". 






Non voglio con questo elogiare la gratuità del lavoro, quello va pagato sempre ! Del resto il collega non lavorava gratis. Ma la sola moneta non basta per avere un buon prodotto, soprattutto in una nazione come la nostra diventata fanalino di coda per investimenti nell'istruzione e nella cultura. Queste due vicende però ricordano che senza passione e spirito di servizio non si va da nessuna parte, soprattutto nell'attività formativa sia a scuola che in azienda, dove senza colleghi esperti e generosi i giovani apprendisti non durerebbero che pochi giorni.

venerdì 5 aprile 2013

Formazione: Una parola rossa di passione: "Bianca come..."

Quando il pensiero è chiaro diventa una buona parola.
E quando una parola è ben scritta diventa vita
e la vita diventa sogno. 

Questo percorso si è completato con la tempesta emotiva che ha segnato i volti dei tanti giovani che hanno assistito alla proiezione del libro-divenuto-film "Bianca come il latte, Rossa come il sangue", presentato ieri sera in contemporanea in più di 200 sale in tutta Italia.
Ci sono libri che rapiscono per il tempo della lettura, altri che proprio non piacciono, altri che, invece, possono cambiare la vita. Può essere il caso del bel lavoro del "Prof 2.0" Alessandro D'Avenia, divenuto un cult fra i teenager (e non solo).

lunedì 1 aprile 2013

Vita di classe: "Prof lei è matto !"

Ci sono racconti che toccano la fantasia, il cuore e la creatività dei ragazzi come nessun altro. Il meccanismo con cui questo accade, però, è misterioso anche per i docenti più esperti che, se sono onesti, possono arrivare ad ammettere che certi lavori hanno più probabilità di altri di andare a bersaglio, ma la certezza assoluta non esiste. Soprattutto dopo l'avvento di internet, soprattutto in realtà complesse in cui libri e motivazioni a seguire materie umanistiche sono quanto di più distante dalla mentalità del branco vi possa essere. Il fascino della sfida sta nel riuscire a convincerli a seguirti per i primi minuti. E anche lì la sorpresa/la provocazione è in agguato.