Voglio spezzare una lancia in favore dei "metodi di
una volta". Stando "dall'altro lato della cattedra", mi sono
ritrovato a toccare con mano non solo la differenza di prospettiva e la
condivisione nel "farsi il mazzo" (chi crede che i docenti lavorino
meno degli allievi solo perchè in aula scrivono di meno non ha capito nulla del
mestiere), ma anche a capire che certi metodi hanno un loro motivo ben radicato.
Un maestro di formazione giovanile, con tanto di palmares carico di successi sul campo, a proposito dei ragazzi difficili di cui Balotelli e Cassano (o la Pellegrini e
la Pennetta) sono un esempio "luminoso" ha detto: "Avete mai provato a voler bene veramente a quei ragazzi ? Farlo significa insegnargli l'educazione, fargli capire che oggi si deve fare più di ieri e domani più di oggi. I ragazzi sono
dei vuoti a perdere che bisogna rifornire continuamente, ma i grandi talenti si
riempiono da soli, noi dobbiamo stare attenti a non disturbare questo loro
processo".
Per questo credo proprio che la prossima volta che troverò
qualcuno che scrive qual è nel modo sbagliato, lo dovrà fare un certo numero di volte nel
modo giusto. In fin dei conti anche per fare il "Beatle" ci vuole allenamento. Da sola la passione non basta.
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